lunedì 7 dicembre 2009

Un romanzo che va letto a distanza racchetta

Ce li ricordiamo i lenti che andavano ballati "a distanza racchetta"? Nell'anno in cui l'uomo pose piede sulla luna i ragazzini che ballavano i lenti sotto l'occhio degli adulti dovevano stare ben distanziati. E così succede anche con il romanzo "Come un gomitolo" di Laura Giarré che ho terminato di leggere in questo week-end trascorso tra Pisa e Varese. È un racconto molto intimo che bisognerebbe leggere avvinghiati con il tomo e assaporare corpo contro corpo (corpo contro libro) nello spazio invalicabile di una mattonella. È la storia di una famiglia raccontata in prima persona da una componente smemorata (donna! quasi tutte donne in questa storia) che ha perso il filo dei suoi ricordi e lo ha poi ritrovato annodato e intrecciato come un gomitolo nella sua vecchiaia. Di solito prevenuto nei confronti di romanzi di storie familiari, devo ammettere che questo non mi ha per niente deluso. È ben scritto, non tedioso da leggere e, anzi, quasi come un giallo è sempre sospeso verso il futuro alla ricerca del colpevole. Nelle sere di questo lungo week-end mi rammaricavo di andare a dormire troppo tardi perché non potevo completare la lettura di questa storia. Come molti dei romanzi familiari è zeppo di nomi e di relazioni di parentela in cui mi sono certe volte un po' perso. Ma è lo scotto che bisogna pagare avvicinandosi a questo tipo di racconti. Ed è forse ciò che rende la lettura di questo lavoro un po' meno intima di come uno la vorrebbe, costringendoci a stare "a distanza racchetta", perché si sente forse troppo il legame con una storia vera, con una diffusa rete di personaggi mutuati da persone in carne e ossa. Come scrive l'autrice a pagina 143: "La caratteristica di fare romanzi di ogni cosa l'avevano tutte, figlie e nipoti, senza distinzioni". Ho invece molto apprezzato la ottima descrizione di fatti e luoghi calati nella vera Toscana degli ultimi 100 anni, dal Ponte del Diavolo di Borgo a Mozzano fino ad arrivare ad una famosa pasticceria di Pisa con il nome purtroppo storpiato in "Salsa". Non è il migliore romanzo della Giarré (nel mio cuore al primo posto rimane sempre "Il professore che rubava panini") ma merita sicuramente la lettura anche perché, come ripeto, dopo averne letto solo pochissime pagine non si riesce a fare a meno di arrivare alla bella fine.



Per amore di completezza riporto qui i miei commenti (apparsi in un blog adesso purtroppo chiuso e inaccessibile) sui due precedenti libri che ho letto della Giarré.



domenica, 08 giugno 2008

Pellegrino, la strada per trovare chi sei è lunga


Ho trascorso il pomeriggio a leggere (tutto d'un fiato e talvolta con i lacrimoni agli occhi) un manoscritto di un'amica.


Si tratta del "Professore che rubava i panini" di Laura Giarré.


È un libro molto bello, che mi ha coinvolto perché il protagonista citato nel titolo assomiglia molto ad una persona che io ben conosco. E ogni volta che in un libro accade ciò, finisce inevitabilmente che quel libro ti rimanga un po' attaccato.


Armato di matita ho sottolineato alcune frasi che caratterizzano il 60enne protagonista professore di fisica a Palermo.
Renzo era un uomo dai grandi ideali e slanci. Forse, se avesse incontrato la donna giusta, sarebbe stato anche un buon padre e avrebbe vinto quell'asocialità che lo aveva fatto diventare un uomo solitario e chiuso.
Lui a volte invece si rinchiudeva nella sua camera con un buon libro e si metteva a leggere, non amava né ballare, né bere o ubriacarsi.
Renzo con lei, solo con lei, era sempre stato un chiacchierone, anche se con gli altri era stato uno zittone.
Quando però ripensava alla sua vita privata, non era mai riuscito a perdonarsi per aver accettato le condizioni che Manola gli aveva imposto su suo figlio. In realtà non aveva preso nessuna decisione, semplicemente non aveva intrapreso nessuna azione. Il non agire, il lasciar scorrere le cose, si era protratto per anni. Un anno dietro l'altro.
Una sera mi accompagnò fino alla discoteca dove andavamo a ballare, ma poi lui non entrò. Non era tipo da discoteche.
Altre volte nel romanzo mi hanno invece divertito alcuni accenni alla fisica.
Era in preda all'indecisione più totale, era come se fosse diventato una particella quantica.
Alcune frasi mi hanno invece fatto ricordare alcune persone che conosco.
Lei era stata sola tutto il giorno, a parte la compagnia del suo portatile.
Infine alcuni insegnamenti di vita che, non ostante tutto, continuano ad essere veri anche se ci ricadiamo sempre...
Ma nella vita non si può tornare indietro, non ci sono macchine del tempo, e spesso non s'impara neppure molto dalla consapevolezza degli errori, continuando a sbagliare.
La cosa più difficile dell’essere madre, ricordatelo con le tue bambine, è accettare che i figli siano diversi dalle nostre aspettative. Accettarli per quello che sono.
Ai sogni non si può comandare cosa succederà.
Decisamente un bel libro, che mi è addirittura rimasto nel cuore più del precedente Sogno di leggerezza.

E leggere questo libro mi ha anche invitato a ri-ascoltare alcune canzoni di
Enya
, a cominciare da Pilgrim tratta dall'album A day without rain






Pilgrim, how you journey
on the road you chose
to find out why the winds die
and where the stories go.
All days come from one day
that much you must know,
you cannot change what's over
but only where you go.

One way leads to diamonds,
one way leads to gold,
another leads you only
to everything you're told.
In your heart you wonder
which of these is true;
the road that leads to nowhere,
the road that leads to you.

Will you find the answer
in all you say and do?
Will you find the answer
In you?
Each heart is a pilgrim,
each one wants to know
the reason why the winds die
and where the stories go.
Pilgrim, in your journey
you may travel far,
for pilgrim it's a long way
to find out who you are...

Pilgrim, it's a long way
to find out who you are...

Pilgrim, it's a long way
to find out who you are...



domenica, 20 aprile 2008

Silver Sword


Primavera è sbocciata.
Oggi, andando a riprendere le figlie da una festa di compleanno, ho visto i primi timidi papaveri rosso-fuoco sul ciglio della strada.
E oggi ho anche finito di leggere un romanzo sulla cui copertina spicca un bel fiore hawaiiano: il
Silver Sword.


Il libro è un "Sogno di leggerezza" di Laura Giarré.
Come il Silver Sword anche questo libro sboccia nel suo massimo fulgore alla fine della suo percorso.
Inizialmente non ero stato trascinato e avvinto dalla sua lettura.
Poi però, più avanzavo, più venivo trascinato in questo strano giallo ambientato a Firenze, ma anche tra gli indirizzi IP di vari blogger (alcuni dei quali riconoscibili anche da un newbie come il sottoscritto).
Mi sono piaciute alcune descrizioni di Firenze e il respiro cosmopolita del libro (Torino, Palermo, Medio Oriente, etc...).
Amo Firenze (come amo Venezia) e alcuni tratteggi della città mi hanno fatto ricordare quanto essa sia bella. Ho apprezzato come è stato raffigurato il commissario Tucci e come si muove in questa post-Italia del prossimo decennio.
È un libro complesso, dei nostri tempi, forse più apprezzabile da chi frequenta i blog rispetto a chi ne è fuori. Io fino ad un anno fa io manco sapevo cosa fosse un blog e quali regole, mai esplicitate ma da tutti seguite, bisognasse rispettare. Così come la rete e i blog impongono a noi tutti un tipo di conoscenza più ampia ma meno profonda, così i tanti diversi personaggi del libro sono leggermente descritti e superficialmente connessi.
Insomma più si avanza nella lettura di questo libro e più si è trascinati nel gorgo da cui si esce solo alla fine con la scoperta
, come con tutti i gialli, del colpevole. E io il colpevole l'ho scoperto solo a 20 pagine dalla fine, proprio così come voleva l'autrice.

P.S. Il libro va letto con
Father and Son di Cat Stevens di sottofondo, perché anche il lettore, come uno dei protagonisti, possa ricordare uno per uno tutti gli amori finiti o inventati, gli amori sognati, quelli vissuti, quelli immaginati e anche quelli rubati.

 

Father
It's not time to make a change,
Just relax, take it easy.
You're still young, that's your fault,
There's so much you have to know.
Find a girl, settle down,
If you want you can marry.
Look at me, I am old, but I'm happy.

I was once like you are now, and I know that it's not easy,
To be calm when you've found something going on.
But take your time, think a lot,
Why, think of everything you've got.
For you will still be here tomorrow, but your dreams may not.

Son
How can I try to explain, when I do he turns away again.
It's always been the same, same old story.
From the moment I could talk I was ordered to listen.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.

Father
It's not time to make a change,
Just sit down, take it slowly.
You're still young, that's your fault,
There's so much you have to go through.
Find a girl, settle down,
if you want you can marry.
Look at me, I am old, but I'm happy.

Son
All the times that I cried, keeping all the things I knew inside,
It's hard, but it's harder to ignore it.
If they were right, I'd agree, but it's them you know not me.
Now there's a way and I know that I have to go away.
I know I have to go.

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