giovedì 30 giugno 2011

La parabola di Fatman





Dopo il footing puzzo come una capra in calore.
Ma hanno inventato la doccia!




Appuntamento tra 6 mesi, al grafico di fine anno!


mercoledì 29 giugno 2011

Per non dimenticare





Elisabeth Guadalupe Silva
Maria Luisa Carmazzi
Ilaria Mazzoni
Michela Mazzoni
Elena Iacopini
Lorenzo Piagentini
Luca Piagentini
Ana Habic
Rosario Campo
Aboutalib Aziza
Hamza Ayad
Iman Ayad
Mohamed Ayad
Emanuela Milazzo
Noureddin Boumalahaf
Abdellatif Boumalahaf
Oliva Magdalena Cruz Ruiz
Antonio Farnocchia
Moussafar Rachid
Mario Pucci
Claudio Bonuccelli
Stefania Maccioni
Nadia Bernacchi
Sara Orsi
Alessandro Farnocchia
Federico Battistini
Roberta Calzoni
Mauro Iacopini
Andrea Falorni
Emanuela Menichetti
Marina Galano
Angela Morelli

martedì 28 giugno 2011

Sopra o sotto?

È il grande dibattito che arrovella la mia mente da oramai 25 anni.
È infatti dall'86 che Igor, il mio vicino di pianerottolo di quei tempi,
mi propose una soluzione.

Gli uomini la mettono sopra, le donne sotto.

E ogni volta che frequento un nuovo bagno cerco evidenze sperimentali.
Nell'ultimo bagno che ho visitato, sabato scorso,
in un appartamento abitato da due donne, era sotto.
Che abbia ragione Igor?


domenica 26 giugno 2011

Mani





Il desiderio di te che non arriva
il colore che non appare

come una stella cerchi la notte
per apparire più luminosa,
ma niente è più come prima

si confonde la luce
si confonde il desiderio
i colori sbiadiscono

abbiamo perso tutto
con il pensiero che niente era impossibile

ma la vita è come il corpo,
si trasforma attraverso il tempo
e la morte diventa sempre più buia
lasciando ciechi occhi assassini
carichi di furia infinita:
solo un nuovo amore
ti può dare nuova speranza
           e non sono più io.





A volte Dio
uccide gli amanti
perché non vuole
essere superato
in amore.




domenica 12 giugno 2011

Gli uomini torcia e il male dei molti




Se c’è una cosa davvero struggente, pur risultando d’interesse direi quasi scientifico nella sua sistematicità, in quelle che sembrano palesarsi come le nuove forme di pubblico dissenso, è il fenomeno crescente degli uomini torcia: chi, per intenderci, si dà fuoco in pubbliche rimostranze. La storia dell’umanità, anche prima dell’invenzione della stampa, o ancor prima di quella della scrittura (3.000 a.C.), avrà certamente fornito le “cronache” di simili accadimenti in una mole considerevole, ma all’ora presente quest’estremo gesto d’insostenibilità sembrerebbe aver assunto le connotazioni di una nuova vera e propria prassi rivoluzionaria, a guisa di unamoderna “class action” dalle fattezze pur tuttavia drammatiche.
Quello dell’uomo torcia è sì un gesto individuale ma che racchiude in sé la rabbia dei molti, e, di questi, in grado di suscitarne le vive reazioni. È come se il singolo, racchiudendo in sé il male dei molti, con quel disperato gesto, se ne liberasse in un baleno e nel nome di tutti, concedendo alla verità un repentino, seppur tragico e circoscritto, trionfo. Certo, chi compie un tale gesto non lo si può non considerare un vinto. Un vinto tuttavia solo per la violenza dell’epilogo, perché nel processo che a ciò lo ha condotto potrebbe non aver sbagliato quasi nulla. E l’auto-eliminarsi potrebbe essere risultato come l’inevitabile conseguenza di quel pensiero che, seppur in grado di esplorare territori assai nobili e profondi, spesso inarrivabili ai molti, non consente poi, da tale esplorazione, un’uscita indenne.
Solo negli ultimi mesi si sono avvicendati una sequela di episodi destinati a far breccia nell’agenda politica internazionale. È esplosa la “primavera araba” col giovane Mohamed Bouazizi che il 17 dicembre 2010 s’è dato fuoco dopo che due poliziotti gli avevano confiscato la merce che, seppur laureato, il ragazzo tunisino era costretto a vendere senza licenza per tirare avanti. Cosa simile è accaduta in Italia al ventisettenne Noureddine Adnane che, pur essendo stavolta in regola sia coi documenti che con la licenza, non viene risparmiato dalle quotidiane intimazioni dei vigili e il 10 febbraio si è dato fuoco a Palermo. Il 16 marzo un giovane monaco di 20 anni si è dato fuoco nel monastero di Kirti per protestare contro la repressione di Pechino ai danni del popolo tibetano e contro la cinesizzazione culturale della regione himalayana. In Francia il 26 aprile scorso un impiegato di 57 anni del gruppo telefonico francese Telecom-Orange si è dato fuoco davanti alla filiale della compagnia a Bordeaux (compagnia nella quale 58 dipendenti si sono tolti la vita tra il 2008 e il 2010).
Risulta chiaro come il fenomeno coinvolga persone tra loro assai lontane, proletari e borghesi, orientali e occidentali, di scarsa cultura o alquanto acculturati, eppure, sotto un altro punto di vista, persone tra loro vicinissime e contigue: uomini invisibili che d’un tratto fanno un gran luce. Agli inizi degli anni ’80 un giovane regista russo, già maestro del cinema internazionale, Andrej Tarkovskij, si trovava a Roma per girare una pellicola dal titolo eloquente, “Nostalghia”, scritta a quattro mani con Tonino Guerra, nella quale il noto attore Erland Josephson, nei panni di un matematico ritenuto folle, si dà fuoco sulla statua di Marco Aurelio al Campidoglio dopo aver denunciato le nefandezze della società e aver ammonito come, posta dinanzi ad un bivio, l’umanità avrebbe intrapreso la strada sbagliata. A fare da sfondo a tale scena, appeso lungo il colonnato dell’edificio michelangiolesco che cinge un lato della piazza, appariva uno striscione con su scritto: «Non siamomatti, siamo seri».

(Emiliano Di Silvestro)

venerdì 10 giugno 2011

Someone Like You




I heard
That you're settled down
That you
Found a girl
And you're
Married now

I heard
That your dreams came true.
Guess she gave you things
I didn't give to you

Old friend
Why are you so shy?
Ain't like you to hold back
Or hide from the light

I hate to turn up out of the blue uninvited
But I couldn't stay away, I couldn't fight it.
I had hoped you'd see my face and that you'd be reminded
That for me it isn't over

Never mind
I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too
"Don't forget me," I begged
"I'll remember," you said
"Sometimes it lasts in love
But sometimes it hurts instead."
Sometimes it lasts in love
But sometimes it hurts instead,
Yeah.

You know how the time flies
Only yesterday
It was the time of our lives
We were born and raised
In a summer haze
Bound by the surprise
Of our glory days

I hate to turn up out of the blue uninvited
But I couldn't stay away, I couldn't fight it.
I had hoped you'd see my face and that you'd be reminded
That for me it isn't over.

Never mind
I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too
"Don't forget me," I begged
"I'll remember," you said
"Sometimes it lasts in love
But sometimes it hurts instead."

Nothing compares
No worries or cares
Regrets and mistakes
They are memories made.
Who would have known
How bittersweet this would taste?

Never mind
I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too
"Don't forget me," I begged
"I'll remember," you said
"Sometimes it lasts in love
But sometimes it hurts instead"

Never mind
I'll find someone like you
I wish nothing but the best for you too
"Don't forget me," I begged
"I'll remember," you said
"Sometimes it lasts in love
But sometimes it hurts instead"

Sometimes it lasts in love
But sometimes it hurts instead

(Adele, 2011)

lunedì 6 giugno 2011

Camembert al wasabi

Ieri ho assaggiato un delizioso camembert al wasabi.
Non ho scattato foto, perché mi ero scordato la macchina fotografica in auto, ma posso assicurare che non solo l'aspetto ma anche il gusto erano eccezionali.
La svizzera padrona di casa non mi ha regalato neppure una forma della bontà.
Dovrò proprio tornare a trovarla per ripetere l'esperimento.

sabato 4 giugno 2011

Assenza di manutenzione

Non è stato né un difetto di fabbricazione, né un improvviso colpo di martello, e neppure l’usura da fretting (da sfregamento), tipica malattia della vecchiaia degli assi ferroviari. Niente di tutto questo. Sono state l’acqua piovana, la ruggine, la corrosione e l’assoluta insufficienza, forse addirittura l’assenza, di una normale, accurata manutenzione a provocare la frattura, o cricca, che il 29 giugno 2009 a Viareggio spezzò l’asse 98331 del primo carrello del primo carro cisterna del treno merci 50325 carico di Gpl proveniente da Trecate (Novara) e diretto a Gricignano d’Aversa (Caserta), provocando il deragliamento del treno, cui seguirono la lacerazione della cisterna, la fuoriuscita del gas e l’esplosione e l’incendio che hanno ucciso 32 persone.

E’ stato il degrado a causare la strage. Quell’asse, montato su una ferro-cisterna che trasportava merce pericolosa, era un “rottame”. E’ l’esito degli accertamenti eseguiti nello stabilimento Lucchini di Lovere (Bergamo) dai periti incaricati dal gip di Lucca Simone Silvestri di accertare le cause del disastro e dai consulenti dei 38 indagati (fra cui l’amministratore delegato delle Ferrovia Mauro Moretti) e delle 349 persone offese. La prima parte dell’incidente probatorio, concentrata sull’assile che si spezzò, si è conclusa il 31 maggio. 

I tecnici hanno trovato sull’asse tre strati di vernice, il primo nero, il secondo azzurro, il terzo grigio. La vernice superficiale è venuta via con un semplice solvente, il che è strano per una sostanza che dovrebbe essere altamente protettiva. Tolto lo strato nero, sull’asse verniciato di blu si vedevano bombature e macchiette di metallo vivo. In quei punti erano evidenti i segni della corrosione. I tecnici sono riusciti a individuare il craterino da cui si è innescata la cricca, nel raggio di raccordo in corrispondenza al punto di innesto fra asse e ruota (la “portata di calettamento”). Un piccolo cratere causato dalla ruggine.

La cricca dovrebbe aver impiegato fra i 5 e i 10 anni  per innescarsi e altri 3-5 per propagarsi. L’assile era stato sottoposto a manutenzione nel novembre 2008, sette mesi prima del disastro, nell’Officina Jungenthal di Amburgo. Secondo i tecnici che hanno partecipato agli accertamenti in incidente probatorio, all’epoca la cricca doveva aver già divorato circa la metà del diametro dell’assile e non poteva non essere intercettata dall’esame ad ultrasuoni. Jungenthal ha dichiarato di averlo eseguito (ma non è fatturato). Alcuni tecnici ne dubitano. Le analisi hanno poi confermato l’ipotesi dell’ispettore capo della Polfer Angelo Laurino, che ha rilevato numerosi buchi neri nella manutenzione eseguita alla Jungenthal, ed in particolare la violazione delle procedure che impongono di sverniciare e di sabbiare gli assili prima di sottoporli agli esami e poi di ricoprirli con vernici protettive.  Se la procedura fosse stata rispettata, i punti di corrosione sarebbero stati visti a occhio nudo.

Gli accertamenti hanno permesso anche di escludere che la rottura dell’assile potesse essere attribuita a difetti di fabbricazione (che risale all lontano 1974 nell’allora Germania comunista). Acciaio sporco, difetti nella colata. Niente di ciò. Anche perché in tal caso l’asse si sarebbe spezzato molto prima, mentre ha resistito per 35 anni (di 28 dei quali, peraltro, non si sa niente, perché la prima manutenzione certificata risale al 2002). 

Alla luce dello stato pietoso in cui è stato trovato l’assile 98331 e dei “buchi neri” rilevati nelle procedure di manutenzione, i tecnici temono che siano in circolazione in Italia altri carri-rottame, mal assemblati con vecchi pezzi di risulta (alcuni proprio da buttare) e mal controllati. Anche perché le indagini hanno accertato che anche le procedure di ammissione (o cabotaggio) dei carri stranieri sulla rete ferroviaria italiana fanno acqua di tutte le parti, con controlli praticamente inesistenti e con spiacevoli rimpalli di responsabilità. Di sicuro il carro cisterna deragliato a Viareggio non era stato controllato né al suo ingresso in Italia, nel 2005, né nel febbraio 2009, dopo gli interventi di manutenzione nell’Officina Cima di Bozzolo (Mantova), quando un tecnico di Rfi (Rete ferroviaria italiana) si era limitato ad esaminare lo stato della cisterna, ma non quello dei carrelli e di tutta la parte inferiore della struttura. E che dire del merci che trasportava acido fluoridrico anidrico (una sostanza pericolosissima) deragliato a Vaiano il 22 giugno 2009, una settimana prima della strage di Viareggio? La causa dell’incidente è stata la rottura di una sospensione a balestra trapezoidale, che era un rottame. Se una cisterna si fosse rotta, la strage provocata dall’acido fluoridrico anidro sarebbe stata anche più grave di quella di Viareggio. Quante cisterne fantasma, quanti carri pirata circolano ancora in Italia? I tecnici rabbrividiscono e si chiedono quando l’Agenzia nazionale di sicurezza ferroviaria si deciderà ad avviare una indagine ispettiva sullo stato dei carri merci, almeno di quelli che trasportano merci pericolose a basso costo.

(Franca Selvatici)



mercoledì 1 giugno 2011

Il cielo sopra La Silla

Il cielo sopra l'osservatorio dell'ESO in Cile è così buio che in una notte serena senza luna è possibile vedere la propria ombra proiettata solamente dalla luce della Via Lattea.



L’immagine qui sotto (clicca per vederla ingrandita), scattata dagli astronomi dell’European South Observatory (ESO) a La Silla (in Cile), mostra NGC 6744, una galassia a spirale, a 22 milioni di anni luce da noi, che si trova nella costellazione del Pavone e che ha numerose somiglianze con la nostra Via Lattea. La foto ci mostra la galassia frontalmente con le sue due braccia a spirale che si avvolgono verso il nucleo denso e allungato, tutto immerso in una scintillante bolla di polvere cosmica. In basso a destra si intravede anche NGC 6744A, che ricorda molto le Nubi di Magellano, uno dei vicini più prossimi della Via Lattea. La nostra galassia ha però un diametro di circa centomila anni luce, mentre quella nella fotografia è grande quasi il doppio. NGC 6744 è una delle galassie a spirale più vicine alla nostra e ha una luminosità pari a 60 miliardi di soli, tale da essere visibile anche con un telescopio amatoriale nelle notti serene e limpide del cielo australe.





Ai tempi del liceo ('76-'77) andavo il giovedì pomeriggio a seguire le lezioni che Giuliano Romano teneva al gruppo di astrofili della mia città. Le parti più emozionanti non erano le descrizioni delle leggi fisiche che governano le stelle, bensì le proiezioni delle diapositive delle varie nebulose e galassie.

E nell'81, invece di studiare e laurearmi, mi divertivo ad aiutare alcuni miei amici mettendo le mani su compilatori Pascal e macchine virtuali IBM per realizzare il primo port in Italia di TEX. E i miei appunti di astrofisica furono infatti il primo documento prodotto in Italia da TEX nell'ottobre di quell'anno. Dedicati alla mia amica di sempre, si aprivano con questa poesia di Jude Stefan.


PROPHÉTIE DU GRAND-PÈRE

Quón alunisse et l'on verra
planète bleue la terre brillante
sur soi tourner au même endroit
se lever et se coucher les étoiles
à l'éclipse on verra l'astre élu
encerclé de pourpre solaire
ce sera émouvant et triste
car on vérifiera de toute planète
le néant, Judith mon enfant, et
la désolation des hommes prisonniers
dans l'infini perdus là-bas condamnés
éclatera comme un cri de lumière!