domenica 6 aprile 2014

Una rete a strascico di stelle





A lasciarci dietro la città
per un week-end di libertà
non eravamo solo noi
Ma il ron-ron ipnotico che fa
il mio motore quando va
Forse il sogno d’esser soli al mondo
col crepuscolo per sfondo ci portò
Marco accese un’altra sigaretta
poi il ta-klunk di una cassetta
e quel flauto incominciò
Anna disse in fondo chi lo sa
guardate quelle case là
Forse siamo noi forse son loro
a spostarsi non è chiaro
e s’incantò

Il tuffo del sole affogò le parole
laggiù giù con sé
Il viso di Sandra
si colorò d’ambra
noi in silenzio si guardò
Poi la prima stella che spuntò
verso la sera ci attirò
Ci attirò nella sera

La stradina che deviava ad est
oltre l’asfalto il fumo e il resto
ci raccolse e evaporò
Viaggiavamo sulla giusta via
quella che ognuno pensa è mia
Poi una rete a strascico di stelle
gli eucalipti della valle imprigionò
Resta la mia mano sul volante
il cuore batte poco più distante
è tutto quel che so di me e di quel che ho

La casina bianca si raggiunge
che è già notte da un bel po’
Canta un grillo la liberazione
ma una luce sul balcone dice no
La casa viveva
qualcuno attendeva
qualcuno ma chi?

Pensieri già spenti rinascono attenti
ritorna l’ombra di un perché
Spengo il mio motore
ed anche l’eco di un timore
ora si è spento
Apro la porta ed entro

Sono passati i giorni, sono passati i giorni,
Sono passati i giorni, sono passati i giorni.

Questa è una canzone mai finita
cominciata e poi perduta chissà quanto tempo fa
Restituita da una carta ormai ingiallita
e la grafia è la mia ma ad un’altra età
Forse al tempo in cui la mia poesia
non tradiva una mania d’eternità
Il Tempo che è un prestigiatore d’arte
ha continuato il gioco con le sue tre carte
Prima Adesso e Poi
Ha cristallizzato la sua scia
sui vetri e sulle porte a casa mia
non è così da voi?
E’ così da me da me che scrivo
sempre meno bravo a dire quel che ho
A dire d’un male che amaro risale dal fondo di me

Rileggendo quella strana mia canzone
ormai lontana che non mi ricordavo più
Che ci fosse in quella casa io non ricordo
ma una cosa so
sono passati i giorni
Son passati i giorni in cui una gita
un tramonto e una nottata in poesia mi torni
Ma in quei trenta versi io ve lo giuro
non so come ero sicuro
Che avrei dato un nome a ogni pensiero
e davvero non ci avrei pensato più
(Sono passati i giorni, Tito Schipa Jr, 1974)

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