sabato 31 maggio 2014

A quale puntata?

L'estate di 5 anni fa un'amica mi chiese a quale puntata di questa storia io fossi.

Storia in più puntate:

1.
Un uomo cammina sul marciapiede
c'è una buca
l'uomo ci cade dentro
l'uomo strilla e strepita per uscire
qualcuno lo aiuta ad uscire.

2.
L' uomo cammina sul marciapiede
c'è una buca
l'uomo ci cade dentro
con grandi sforzi
infine ne esce.

3.
L'uomo cammina sul marciapiede
c'è una buca
l'uomo ci cade dentro
ne esce.

4.
L' uomo cammina sul marciapiede
c'è una buca
l'uomo la evita.

5.
L'uomo cambia strada.


Le risposi che ero alla 2 (anche se forse ero alla 1).
Adesso sono alla 4.

mercoledì 14 maggio 2014

Schizzi di Venezia




Ponte dell'Accademia.

Costruito in neanche 40 giorni in epoca fascista, per rimpiazzare quello (a pedaggio!) di ferro del 1854 che presentava enormi problemi di corrosione, si dimostrò così solido che non è stato più sostituito.





Campo Santo Stefano.

In questo campo ebbe luogo, nel 1802, l'ultima caccia al toro. Durante la manifestazione cadde un palco traboccante di spettatori e, da quel momento, la caccia ai tori fu abolita.

All'inizio della Calle delle Botteghe c'è il bacaro Da Fiore dove si possono gustare dei cicchetti superbi.



San Samuele.

Fu luogo diffamato, pieno di osterie e postriboli, dove successero varie risse a mano armata e dove si arrivò a proibire, sotto pena di dieci lire e venticinque frustate, che "dette merestrici non potessero abitare o fermarsi, insieme con qualche uomo".

Certamente il figlio più famoso della contrada fu Giacomo Casanova, nato il 2 aprile del 1725.

In coerenza con il luogo ecco cosa si può notare in una vetrina di un negozio.





Chiesa di San Giacometto.

È considerata la più antica di Venezia: fu eretta nel 421 o un po' più tardi. Fu ricostruita varie volte e per questo presenta caratteri di vari stili.
Famosa è la rappresentazione che ne fece Canaletto.





Campo San Polo.

Uno dei più bei spettacoli di Venezia è l'apparire dei campi dopo aver attraversato dedali di calli strette.

Mi manca ancora molto di questa città. Vorrei tornare a vedere l'Arsenale, il Ghetto, Sant'Elena e mille altri campi che attirano il mio sguardo sulla carta di Venezia che sto consultando.

Ci tornerò presto.

Gli schizzi sono tratti da Venezia Sketch Tour - Guida turistica della città in 116 illustrazioni, Kleiner Flug 2013, con schizzi di Simone Delladio, Dario Grillotti, Andrea Longhi, Sara Menetti e Laura Spianelli.

sabato 10 maggio 2014

Pin Floi +25




Non sopporto le grandi navi nel bacino di San Marco, ma questa è un'altra cosa.
La sottile incoerenza di umani e plantigradi.



Oi ndemo veder i Pin Floi
Oi ndemo veder i Pin Floi....
Vip, inbarca' co li fioi,
invita' al concerto dei Pin Floi
navigavo guaivo dentro un dirigibie
che coreva a un'ora e mesa de ritardo
suplemento lire otomila
parche' "detto: Rapido", sto bastardo
go' tolto do cafe', na bira
rivo in meso un gran casin dove se el barchin?
ecch... se ndai via..
bon Dio, e po' Rintintin.
Oi ndemo veder i Pin Floi
Oi ndemo veder i Pin Floi....
Fin poco tenpo prima viagiando su
cuel saterone prevolante in vagone ristorante
e veder sul ponte sti fioi
a pie che va veder i Pin Floi
ridevimo e disevimo
ma dove voi ndar
sti cua se propio s'ciopai, oi?
Oi ndemo veder i Pin Floi
Oi ndemo veder i Pin Floi....
Persi par persi, ndemo a consolarse,
ndemo al Paradiso a inbriagarse
e' l'alba, Venessia e' piena di gente
a tochi, coi tochi sui copi
tanta ma tanta mona
mese roste mese in coma
a le sincue de la matina co li stechi su li oci
in meso na calca mai vista
go' fato el giornaista
e ghe go' scrito sora l'intervista
su sto casso de concerto dei Pin Floi.
Oi ndemo veder i Pin Floi
Oi ndemo veder i Pin Floi....
Domanda:
"Siete qui per i Pin Floi?"
Risposta: "Hi hi, hu hu, ho ho, ha ha, he he"
"Ritenete giusti
concerti di queste dimensioni
proprio a Venessia?"
"No parche' l'e' na cita' tropo picola
pero l'e' a gratis. Vuito du tiri?"
"Grassie."
Vien vanti do cocone, dai che ndemo dee bone
due tissie con passo semistrascinato
due tissie semibuone, semiscic, semivip,
semifrick che gridano:
"Io Venezia la odio!"
Domanda: "Perche' odi Venessia?"
"Perche' fa schifo!"
Domanda:
"Perche' non te ne sei stata a casa tua?"
I cincue energumeni assieme alle due tissie
mi quardano molto minacciosi e mi
fasso la bea! Fasso la bea!
Ore sei e cincue in diligensa ndando casa
vardo el sol e rido par no pianser
la gente scaturia dise cueo cossa el ga?
e no ti lo vedi che el se uno de cuei s'ciopai
che se ndai a veder i Pin Floi
el se uno de cuei s'ciopai
che se ndai veder i Pin Floi.
Oi ndemo veder i Pin Floi
Oi ndemo veder i Pin Floi....

giovedì 8 maggio 2014

42, l'articolo rivoluzionario


Cosa recita l'articolo 42 della nostra costituzione?

La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati.

La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale.

La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità.

Evidenzio in grassetto una parte del secondo comma:

La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

Assicurare una funzione sociale alla proprietà privata.
Rivoluzionario?
Eppure sta scritto nella nostra costituzione ormai da 66 anni a qesta parte.

Bene perciò fanno alcuni comuni a percepire come bene comune gli spazi privati abbandonati, permettendone la frui­zione col­let­tiva da parte di asso­cia­zioni e gruppi che ne facciano richie­sta.

Spiega Paolo Mad­da­lena, docente di diritto romano e giu­dice costi­tu­zio­nale fino al 2011: «E’ la prima volta che si appli­cano gli arti­coli della parte prima, titolo terzo della nostra Costi­tu­zione.» E poi prosegue: «L’ombra lunga della bor­ghe­sia ha messo in secondo piano la nostra Carta, che tutela i diritti delle per­sone, per dare forza uni­ca­mente alle norme deri­vanti dallo Sta­tuto alber­tino, che pri­vi­le­giano la pro­prietà. Ma l’articolo 42 ci dice che la pro­prietà ha tutela giu­ri­dica solo se ha fina­lità sociali. Ci daranno bat­ta­glia, ma siamo attrez­zati a rispon­dere.»

Ecco spiegato perché c'è qualcuno che si ostina a voler cambiare una Costituzione così rivoluzionaria. La nostra è una Costituzione da applicare, non da distruggere!

domenica 4 maggio 2014

From Alice to Ocean



Ricordo come fosse ieri che un giorno, agli inizi degli anni '90, mentre lavoravo su un computer mi fu dato un CD. Lo inserii nel lettore e comparve una storia che mi stupì tantissimo. Fino a quegli anni il computer non veniva quasi mai usato per vedere foto, ma solo per farci girare sopra programmi. Internet esisteva, ma il WEB non era ancora nato. E io usavo tutti i santi giorni il computer per scrivere programmi, fare qualche grafico con Excel e, talvolta, vedere qualche foto che arrivava con i nastri di distribuzione del sistema operativo (a quei tempi SunOs o forse Solaris, non ricordo). Ebbene inserii quel CD (uno dei primi che vedevo che non contenevano solo musica, ma erano addirittura leggibili dal computer) e mi apparve un racconto cliccabile con hyperlink (non ero abituato a questa cosa, era bella ma ancora strana). La prima videata era questa qui sotto.



Si trattava del primo CD con storia interattiva creato. Si intitolava From Alice to Ocean e narrava di una ragazza che aveva attraversato l'Australia da Alice Spings (nel centro dell'Australia) alla costa ovest. Ricordo che non rimasi tanto affascinato dalla storia, bensì dalle bellissime foto e dalla possibilità dell'interattività: non ero costretto a seguire una storia dall'inizio alla fine, come in un libro, ma potevo saltare con il mouse in un punto qualsiasi dello schermo (e quindi dell'Australia) e vedere le foto scatatte lì, proprio in quel punto!

Oggi sono andato a vedere al cinema "Tracks - Attraverso il deserto" e ho ri-scoperto quella storia.



Il film narra esattamente la storia di Robyn Davidson, del suo cane e dei suoi 4 cammelli in quella avventura che fu fotografata da Rick Smolan (con cui Robyn ebbe una storia del tipo "on-again off-again" durante i 9 mesi del viaggio) e fu poi pubblicata con enorme successo sul National Geografic e in un libro omonimo.



Il film mi è piaciuto, così come mi era piaciuto "Into the Wild", che in un qualche modo gli assomiglia, anche se qui per fortuna c'è il lieto fine. Il deserto australiano, visto dalla comoda poltrona di un cinema, è veramente stupendo. E ogni tanto ho pure ragionato su come, in neanche 35 anni, il mondo sia cambiato. Ad un certo punto nel film (e immagino anche nella realtà) Robyn perde la bussola in pieno deserto e anche se ha una carta geografica non sa più dove andare. Al giorno d'oggi un banale GPS le avrebbe dato istantaneamente la sua posizione. Oppure in un altro punto la protagonista tenta inutilmente di usare una radio per comunicare con il mondo civile, mentre al giorno d'oggi con un satellitare avrebbe potuto chiamare qualsiasi telefono sulla faccia della terra.



Una altra cosa che mi ha favorevolmente colpito nella storia è il rispetto che Robyn ha per la sacralità delle terre aborigene. È disposta ad allungare il percorso di 250 km per non dover passare attraverso i territori sacri degli autoctoni. È una cosa che mi ha colpito positivamente davvero tanto. Insomma è proprio un bel film.

venerdì 2 maggio 2014

Irving Penn



Dopo esattamente 30 anni son tornato a Palazzo Grassi. Nel luglio dell'84 fu per la grande mostra sulla Secessione Viennese, la scorso week-end invece per Irving Penn e finire in bellezza il fine-settimana dedicato alla fotografia. Come 30 anni fa son arrivato impreparato e Penn mi ha conquistato. È un fotografo da studio. Le sue foto sono perfette, preparate e studiate fin nei minimi dettagli. Insomma è l'antitesi di Robert Capa visto la fine dell'anno scorso a Villa Manin.

Il catalogo non era ancora in vendita e così non son riuscito a riprodurre in questo post la mia foto. Mi sono infatti visto al centro di una enorme parete che presentava una griglia di 9x3 ritratti. In attesa di ritrovare quel ritratto posto qui solo alcune delle foto che più mi hanno colpito (come al solito cursore sulle foto per info).

Tra le sue tante serie ce n'è una che riguarda i diversi lavoratori. Sembrano figurine in bianco e nero del Corriere dei Piccoli. Penn invitava le persone a presentarsi con i propri normali abiti da lavoro nel suo studio e poi le ritraeva. Nella mostra ce ne sono tantissime (dal carbonaio al lattivendolo, dal sommozzatore allo stagnino, dal portalettere al pompiere, etc..). Qui sotto ho voluto inserire il fotografo di strada, cioè l'antitesi dello stesso Penn.



Steinberg, nell'ultima foto, non si vede bene, ma di lui mi piacciono moltissimo le copertine su The NewYorker (questa la sua più famosa), alcune delle quali si possono vedere su un blog che le sta raccogliendo via via tutte.

giovedì 1 maggio 2014

Prendersela comoda



Dopo 37 anni che vivo in questa città oggi per la prima volta (complice anche l'ingresso gratuito del 1º maggio) ho messo piede al Museo Nazionale di San Matteo. Ho scoperto opere vivacissime del medioevo che mi hanno lasciato a bocca aperta. Una sola sala mi ha inquietato: un corridoio con statue lignee policrome che mi sembravano abitate da anime intrappolate. Quando ci sono passato in mezzo ho sentito i brividi sulla schiena.



Il chiostro del convento che ospita il museo non è ben tenuto, ma le rose rinfrancano la vista.



Ho concluso la mattinata infilandomi in un convegno sul 1º maggio internazionalista organizzato da Lotta Continua. In sala molte persone di colore (il nuovo proletariato del 21º secolo?), anziani e qualche giovane mamma con la carozzina al seguito. Per entrare ho dato il mio obolo a due avvenenti e giovani hostess che sembravano non sapere nulla di comunismo, ma che mi hanno appuntato sul petto con molta cura una bella rossa coccarda.