venerdì 31 dicembre 2010

Le canzoni del 2010

10 gennaio Edo Notarloberti The First Was A Death Woman
14 gennaio Jacques Brel La chanson des vieux amants
18 gennaio Led Zeppelin Stairway to Heaven
25 gennaio Tito Schipa Jr. Eccotela qui
31 gennaio Don McLean Starry, starry night
4 febbraio Giorgio Gaber Qualcuno era comunista
11 febbraio Anna Maria Jopek A thousand years
12 febbraio Funkadelic Maggot Brain
14 febbraio Franco Battiato Amore che vieni, amore che vai
19 febbraio Jim Croce Photographs & Memories
28 febbraio Café Tacuba Esa noche
8 marzo Giorgio Gaber Una donna
9 marzo Giorgio Gaber La razza in estinzione
11 marzo Paola Folli Figlio della luna
28 marzo Loreena McKennitt The lady of Shalott
1° aprile Giorgio Gaber I soli
3 aprile Stormy Six La sepoltura dei morti
4 aprile Cat Stevens Lady d'Arbanville
4 aprile Cat Stevens Wild World
13 aprile Vanessa Da Mata,
Ben Harper
Boa Sorte - Good Luck
4 maggio Crosby, Still,
Nash & Young
Four dead in Ohio
7 luglio Fausto Omodei
Per i morti di Reggio EMilia
1° agosto Leonard Cohen Suzanne
9 agosto Emily Wells Happiness
14 settembre Kim Carnes Bette Davis Eyes
2 ottobre Giulio D'Agnello L'imperdonabile idiozia
24 ottobre Dalida Avec le temps
1° novembre Jeremy Messersmith A Girl, a Boy, and a Graveyard
21 novembre Giorgio Gaber La Chiesa si rinnova
25 dicembre Bach Ich ruf' zu Dir, Herr Jesu Christus

Le canzoni del 2009 sono qui.

I film del 2010

Spettacoli e Mostre del 2010

9 gennaio Francesca Woodman
Santa Maria della Scala, Siena
17 gennaio Il mago Chico
Ombre di magia
Teatro Lux, Pisa
6 febbraio
James Nachtwey
Inferno - L'occhio testimone
Palazzo Mediceo, Seravezza
12 febbraio
Giovanni Nardini
Luci d'ombra
Villa Paolina Bonaparte, Viareggio

24 marzo Cirque Du Soleil
Saltimbanco

Mandela Forum, Firenze
20 luglio Giuseppe Ayala
Chi ha paura muore ogni giorno
La Versiliana, Marina di Pietrasanta
24 luglio FestivalGaber
Cittadella del Carnevale, Viareggio
10 agosto Elisabetta Salvatori
Scalpiccii sotto i platani

Giardino del convento Sant'Antonio, Viareggio
22 settembre Marco Paolini
ITIS Galileo
Giardino Scotto, Pisa
25 settembre Carnet de Voyage
Made in China
Immagini che raccontano viaggi

Palazzo Bomben e Spazio Paraggi, Treviso
6 novembre Joan Miró
I miti del mediterraneo
Palazzo Blu, Pisa

Spettacoli e mostre del 2009 sono qui.

mercoledì 29 dicembre 2010

da Francesco e da Adone

Mentre A. si fa un'ora di pattinaggio al PalaGhiaccio in riva al mare, C. mi accompagna a farmi i capelli da Francesco. Francesco ha completamente rifatto il locale (dai pavimenti all'arredamento, dall'illuminazione al soffitto) e continua ad acconciare la testa molto molto bene. A detta di C. l'unico difetto del mio nuovo taglio è che mi si vedono i capelli bianchi, ma penso non sia colpa di Francesco. Poi abbiamo ripreso A. e abbiamo pranzato tutti insieme da Adone. Al nostro tavolo sedieva anche una persona aziana con sua figlia, una donna di 25-30 anni, che aveva degli occhi stupendi che mi sono rimasti impressi.

domenica 19 dicembre 2010

Minority Report





Precrime: Minority Report

Arresti preventivi: Prefascismo


domenica 5 dicembre 2010

Tre libri


Da qualche anno a questa parte sottolineo a matita i libri che leggo. Ieri R. me ne ha restituito uno che le avevo prestato. Si tratta di Caduti dal muro. Ne avevo parlato qui. R. mi ha detto che le è piaciuto tantissimo. Mi sono offerto di regalarglielo, ma ha rifiutato perché era sottolineato. Ma il problema non era la sottolineatura, ma il fatto che io avevo evidenziato alcune parti mentre lei era rimasta impressionata da altre. Mi piace R. perché dopo 35 anni che ci frequentiamo e che pensiamo di conoscerci bene scopriamo invece delle differenze. E queste diversità mi piacciono, perché stimolano il nostro rapporto.


Lasciata R. ho girovagato mezz'ora per la città. Una libreria in CalMaggiore mi ha attratto e sono entrato. Dopo aver girato una decina di minuti per gli scaffali scartabellando diversi libri mi sono avviato verso l'uscita. Vicino alla cassa un libretto (appena 148 pagine) mi ha chiamato e mi ha sussurrato "Comperami!". Non ho resistito. È "Il pescivendolo italiano in Norvegia". Parla di uno studente trevigiano che fa l'Erasmus a Bergen e si innamora del posto. L'accoppiata Treviso-Bergen ha immediatamente fatto risuonare anche le mie corde. È una sorta di falsa autobiografia che mi ha proprio rapito. Sono arrivato a pagina 114 ed entro mezzanotte lo avrò finito.


Un mese fa ho ricevuto un SMS da una amica all'estero. Abbastanza criptico diceva: "Ciao GuerreroNegro, sto leggendo un libro e devo continuare a pensare a te. Prova a vedere se esiste la traduzione: Maja Storch, Die Sehnsucht der starken Frau nach dem starken mann. Dopo capisci improvvisamente cosa ti succede con le donne... Baci." Le ho risposto che l'avevo trovato: Donne forti deboli con gli uomini forti.  Mi ha risposto: "Leggilo assolutamente. Dopo consiglialo e fallo leggere a più donne che puoi e particolarmente a quella di cui ti innamori". Me lo sono fatto spedire da una libreria online (nessuna della mia città ce l'aveva) e una volta arrivato l'ho letto in tre giorni. Benché non ami eccessivamente questo tipo di libri, devo dire che questo mi ha fatto capire molte cose. La mia amica aveva proprio ragione. Ho avuto finalmente risposta alla domanda che mi tormentava da 15 mesi. E ho trovato particolarmente calzante (almeno nel mio caso) il capitolo "La variante della fuga". Quindi non mi resta che ribadire il consiglio ricevuto e invitare le donne forti a leggerlo.

lunedì 29 novembre 2010

sabato 27 novembre 2010

Aspettando A. all'uscita da scuola



Colui che l'ha proposto alla costituente il 3 dicembre del 1946 non era uno sporco comunista bensì un democristiano.

martedì 23 novembre 2010

Olimpiadi di matematica - Uno degli esercizi per la 2ª media

Quattro amiche chiaccherano tra di loro.
Anna dice che è la più vecchia.
Clara afferma di non essere ne la più giovane ne la più vecchia.
Laura sostiene che non è la più giovane.
Milena infine dice che è lei la più giovane.
Sapendo che una solo di loro mente scoprite
 - chi è che mente,
 - chi è la più giovane,
 - chi è la più vecchia.


Sembra che solo A. nella sua classe sia riuscito a risolverlo.
Io ci ho messo 30 secondi.
E voi?

domenica 21 novembre 2010

La Chiesa si rinnova





"Un significativo passo avanti". Così l'agenzia Onu per la lotta all'Aids (Unaids) ha definito le parole di Benedetto XVI che nel libro-intervista La luce del mondo ha affermato che "vi possono essere singoli casi in cui l'uso del preservativo è giustificato".





Il mondo ha fretta continua a cambiare
chi vuol restare a galla si deve aggiornare.
Anche la chiesa che sembra non si muova
ogni tanto ci ripensa e ne inventa una nuova.
E dimostrando un notevole tempismo
ha già tirato fuori un nuovo catechismo.
Dove tutto è più aggiornato, dove tutto è più moderno
e anche a vincere un appalto si rischia l'inferno.
Dov'è condannata ogni forma di magia
ma è un grande peccato anche l'astrologia.
Dove il senso di giustizia è ancora più forte
e talvolta è anche gradita la pena di morte.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.

In questo clima di sgomento per il popolo italiano
viene fuori l'acutezza del pensiero vaticano.
E tutti hanno capito che il Papa era un genio
quando ha detto che la mafia è figlia del demonio.
Ma quello che spaventa è il coraggio della CEI
che ha già riabilitato Galileo Galilei.
E adesso se divorzi ti puoi anche risposare
a patto che stai buono e non ti metti a scopare.
Ma il nuovo sacramento per essere senza macchia
va fatto di nascosto e in un'altra parrocchia.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.

Da oggi il praticante ha un'altra prospettiva
più allegra e disinvolta direi quasi alternativa
la pillola per ora non può essere accettata
ma è ammessa se prevedi di esser violentata.
E piuttosto che fare uso dei preservativi
è meglio diventare tutti sieropositivi.
E va bene i militari, e va bene i dottori
adesso abbiamo anche i farmacisti obiettori.
D'altronde per la chiesa l'ideale è l'astinenza
che è un po' come l'invito all'autosufficienza.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.

Da Roma il Santo Padre ci invia il suo messaggio
è lì ogni domenica a parte quando è in viaggio.
Lui voleva andare in Bosnia l'aveva stra-annunciato
ma all'ultimo momento c'ha un po' ripensato.
Perché l'uomo è santo e pio ma è anche molto scaltro
lui lo sa che morto un Papa se ne fa subito un altro.
E allora ha scritto un libro che è diventato un grosso evento
sarà anche un po' acciaccato ma non sta fermo un momento.
Per il suo decisionismo si può dire, senza offesa
che papa Woitila è il Berlusconi della chiesa.
Una chiesa sempre all'erta, che combatte, fa scintille
e per questo è giusto darle un bell'otto per mille.
Anche se i traffici loschi della Santa Sede
sono parte integrante dei misteri della fede.

E la chiesa si rinnova per la nuova società
e la chiesa si rinnova per salvar l'umanità.

(Giorgo Gaber, Sandro Luporini, 1995)
 

lunedì 15 novembre 2010

giovedì 11 novembre 2010

La forza del 42 con la bellezza del quine

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Quello con il 34 lo inventai io negli anni '80.
Allora non mi accorsi che in realtà il 34 era un 42 mascherato.

martedì 9 novembre 2010

Di peccati non c'è che la stupidità


Ieri sera Vendola.






Un anno e mezzo fa Benigni.



Ho sentito delle polemiche, naturalmente perchè viviamo... Io seguo tutto quello che accade perchè mi piace, diciamo, e do proprio un saluto d'amore a questo paese che amo proprio da morire, ma non è una cosa retorica, bisogna dirlo perchè davvero l'amore ci rende omini liberi. Fatemi dire queste melensaggini che dopo se non le dico dico "ah perchè non le ho dette sono belle a dirsi" no? Ecco, allora, diciamo, quando ci si innamora si diventa omini liberi e allora ho sentito questa polemica sugli omosessuali, diciamo, polemica, questo si è parlato, non so neanche la canzone, non ho seguito neanche tutta questa storia, e allora diciamo, siccome è una storia, quella degli omosessuali che è incredibile perchè va avanti da millenni, da millenni!, gli omosessuali, lo dico con allegria, non sono fuori dal piano di Dio, è una cosa... non è che è un peccato. Di peccato c'è solo la stupidità. Gli omosessuali ci hanno dato dei doni enormi, enormi, e io gli sono grato, così come agli eterosessuali, la stessa cosa, e allora voglio dire, per rendere l'idea di quello che, di cui stiamo parlando, l'assurdità, ma davvero, la ridicolaggine, a volte, voi immaginate gli omosessuali sono stati seviziati, torturati, morti nei campi di concentramento... Sapete perchè? Perchè amavano un'altra persona. Non c'è delitto più infame! Cioè, bisogna immaginarsi gli eterossessuali, la stessa cosa. Allora, mettiamo il caso che un eterosessuale, io, un uomo o una donna, uno di voi, si innamora a diciotto anni, sedici, quindici, all'età che vuole. Focosamente, quella cosa che noi si legge, di una persona. L'uomo di una donna, la donna di un uomo. Se si ribaltassero le cose ad un certo punto, quando uno di voi si innamora, lo prendono, lo torturano e lo uccidono perchè si è innamorato. Quello è il motivo, non ce n'è un altro. Gli omosessuali sono stati torturati perchè amavano un'altra persona, lasciate stare il sesso, sono affari loro, sono due persone adulte, straordinari. Perchè amavano, ma guardate che è un'assurdità, è talmente incredibile che si parli ancora degli omosessuali, incredibile la rozzezza di qualsiasi accenno a cosa che proprio... sono persone che amano! Persone dello stesso sesso non significa niente, non è che finisce la razza come ha detto qualcuno. Sarebbe una scoperta darwiniana, come dice "I dinosauri si sono estinti perchè erano tutti omosessuali". No, no, ci sono altri motivi. Gli omosessuali, ecco, io volevo, siccome nella storia dell'umanità ci hanno fatto dei doni enormi e ci hanno indirizzato delle cose, così come gli eterosessuali, eh, non c'è nessuna differenza, Potrei nominare veramente cinquecento che si rimane stupiti dalla bellezza, no? Ecco, volevo dire, di peccati non c'è che la stupidità. E quando diciamo, ecco, è proprio il sentimento dell'amore che caratterizza gli omosessuali, il piacere è un'altra cosa, ce l'abbiamo anche noi, ma è l'amore! Quando c'è l'amore tutto diventa grande, finisce la mediocrità. Non è la fede, nemmeno la fede rassicura, rassicura solo l'amore. Più della fede.

...

Roberto ha poi letto una lettera di Oscar Wilde, scritta dal carcere, al suo innamorato Alfred Douglas.

Carissimo ragazzo,
questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno, per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che questa idea, il mio amore per te, e questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi renderanno capace di sopportare le mie sofferenze e spero il mio dolore. Poichè questa idea, anzi la certezza, di incontrarti ancora in un altro mondo, è la meta e l'incoraggiamento della mia vita attuale. Oh, possa io continuare a vivere in questo mondo per questa ragione. Oggi un caro amico mi è venuto a trovare, gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi ha rassicurato, che a mia madre non mancherà mai niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento e l'idea che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice. Quanto a te, grazioso ragazzo dal cuore degno di un cristo, quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, non rimanere qui. Non esporti all'Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Parti per l'Italia e conquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella strana grazia che ti appartiene. Se un giorno a Corfù o in qualche altra isola incantanta potessimo trovare una casetta dove vivere insieme oh la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai. Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta. Il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso qualcuno scriverà, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero, il nostro amore è sempre stato nobile e bello, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia è perchè la natura di quell'amore non è stata compresa. Tendo le mani verso di te. Oh, potessi vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani! Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita. Il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se io dovessi morire, voglio che tu viva una vita serena e pacifica in qualche luogo fra fiori e libri e moltissimo lavoro. Fammi avere presto tue notizie, ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze. Carissimo ragazzo, amatissimo e più amabile, io sono ora come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con amore immortale, Oscar.


venerdì 5 novembre 2010

Credevo non fossero più in vendita

Credevo non fossero più in vendita.
Oggi ne ho viste esposte alcune sulla bancarella di un rigattiere.
Ne ho comperate due.
Erano ancora incellofanate e con il bollino originale della SIAE.
Le ascolterò nell'autoradio, quando sto 3-4 ore in macchina per andare a trovare la mia mamma.

martedì 2 novembre 2010

Il Vero Significato del Perdono

Si parla molto di perdono, soprattutto in ambito spirituale, ma c’è molta confusione riguardo a questo. Che cos’è il perdono veramente?

La vecchia concezione del perdono ci ha insegnato che è l’atto di magnanimità verso qualcun altro da cui si ritiene di aver subito un torto: io ti disapprovo, ti condanno e poi, se sono bravo, ti perdono. Crediamo che il perdono ‘sollevi’ l’altra persona dalle sue colpe. Ma il vero senso del perdono non è questo. Il perdono non ha nulla a che fare con l’altra persona: ha a che fare con noi stessi.

Perdonare significa lasciar andare il passato per poterci dedicare completamente al presente. Significa vivere pienamente il qui e ora. Se non siamo stati capaci di perdonare situazioni o persone del passato, una parte di noi vive ancora imprigionata in quel passato, anche se quelle persone non le abbiamo più viste e quelle situazioni non si sono più verificate. La nostra amarezza per l’accaduto ci accompagnerà per sempre, condizionando la nostra vita presente.

Perdonare significa voltare pagina, non per far star meglio l’altra persona, ma per poter recuperare la nostra energia bloccata (sotto forma di risentimenti, rancori, rimpianti, rabbia, frustrazione, ecc.) e procedere per la nostra strada senza i pesanti fardelli emozionali che il non-perdono comporta. E non commettiamo l'errore di credere che, nel nostro caso, il non-perdono non ci danneggi: se ripensando a quella persona o a quella situazione proviamo una qualche forma di disagio, fosse anche un leggero fastidio, questo significa che quelle emozioni sono ancora dentro di noi e stanno drenando la nostra energia.

C'è poi un altro aspetto che non possiamo ignorare: dietro il non-perdono c’è sempre un’accusa silenziosa che rivolgiamo contro noi stessi. Sempre. Quest’accusa è molto sottile ed è la più difficile da scovare, ma è anche la vera causa (forse l’unica) della nostra sofferenza.

Se ad esempio non perdono qualcuno perché mi ha maltrattato, potrei non perdonare me stesso per averglielo permesso. Se condanno qualcun altro perché ha fatto soffrire una persona a me cara, potrei essere arrabbiato con me stesso perché non sono riuscito a proteggerla come avrei voluto. Se sono furioso con la mia azienda perché mi ha licenziato, potrei essere altrettanto furioso con me stesso per non avere fatto abbastanza per impedirlo. Se odio il mio coniuge per avermi abbandonato e non lo voglio perdonare, è possibile che dentro di me ci sia un’altrettanto potente condanna per non aver compreso in tempo le sue intenzioni, ecc.

Rintracciare la ‘colpa’ che riteniamo di aver avuto, dietro le apparenze, è anche il solo modo per poter perdonare veramente. Il vero perdono, quello più profondo, è quello verso noi stessi, perdonare gli altri è solo il primo passo. Quasi sempre il reale destinatario del nostro odio è molto più vicino di quanto pensiamo: siamo noi.

Perdonare, allora, significa anche saper essere compassionevoli verso noi stessi, sapere che in ogni momento della nostra vita abbiamo fatto del nostro meglio, e che la nostra consapevolezza di quel momento non ci avrebbe permesso di agire altrimenti; perdonare significa accettare di aver avuto delle fragilità, di aver commesso degli errori, insomma, di essere 'umani'.

L’obiettivo che ci diamo dunque questo mese è quello di ricercare la silenziosa accusa che  rivolgiamo verso noi stessi nascosta dietro il mancato perdono verso qualcun altro. Di che cosa silenziosamente ci incolpiamo? Ricordiamo che l’accusa verso noi stessi, dal punto di vista razionale, può essere totalmente infondata, quindi non dobbiamo ricercare una coerenza, ma solo prendere contatto con i nostri sentimenti profondi.

La domanda che ci possiamo porre è: in questa situazione se ci fosse un’accusa che rivolgo a me stesso, quale sarebbe? Non accontentiamoci di una prima risposta sbrigativa nella quale noi ci tiriamo fuori da ogni responsabilità, perché spesso a livello profondo non la pensiamo così.

L’esercizio della compassione, cioè della comprensione amorevole, priva di giudizio, dunque, è il primo passo che possiamo compiere verso la libertà: la libertà di procedere oltre nella nostra vita, senza le catene del passato.

Attenzione anche a non cadere nel tranello di pensare che se poi mi perdono allora posso compiere ogni sorta di nefandezza. Questa è una paura totalmente infondata. Il perdono è un superamento della situazione, mai uno sconto della pena, un ‘farla franca’. Sono veramente in grado di perdonare me stesso e gli altri solo quando ho compreso i miei e gli altrui errori e sono andato consapevolmente oltre.

Il perdono è come gli stivali delle sette leghe, ci permette di compiere passi enormi, perché finalmente privi di quei pesanti fardelli emozionali che ci portiamo sulle spalle, e privi anche di quegli invisibili lacci che ci tengono legati al passato. E ricordiamo che, come afferma Gandhi, il perdono non è certo un atto di debolezza, poiché solo i forti sono in grado di perdonare. E ci vuole una grande consapevolezza per poterlo fare con il cuore.

(Gabriella d'Albertas)

lunedì 1 novembre 2010

A Girl, a Boy, and a Graveyard




Lucy takes the long way home
meets me in a field of stone
she says "i don't know how i'm s'pose to feel
my body's cold my guts are twisted steel."

and i feel like i'm some kind of frankenstein
waiting for a shock to bring me back to life
but i don't want to spend my time
waiting for lightning to strike.

so underneath the concrete sky
lucy puts her hand in mine
she says "life's a game we're meant to lose.
but stick by me and i will stick by you."

cause i'm like a princess in a castle high
waiting for a kiss to bring me back to life
but i don't want to spend my time
waiting for just another guy.

(Jeremy Messersmith)
 

domenica 31 ottobre 2010

Sento la mia vita come un caffè stantio


Prima di scivolare nell’azzurro intenso della piscina, sul prato della loro meravigliosa casa in Toscana, George Woodman sussurra: «Mi piacerebbe avere un poco del successo che ha avuto lei». Anche se la sua «gelosia » si smorza di fronte alla perdita di una vita lasciata a poco più di vent’anni. «Vivere è bello, sono felice di avere l’esperienza dei miei 77 anni». Siamo in The Woodmans il film di C. Scott Willis, nella sezione Extra, ovvero il mondo di Francesca Woodman la cui arte comincia a essere amatissima solo dopo la suamorte. Ma lei, dice chi le stava accanto, era sempre troppo avanti sui tempi, anche quando fotografava la moda, quelle inquadrature che spiazzavano l’immagine «vacua» delle modelle hanno fatto scuola oggi, trent’anni dopo.

George è suo padre, artista astratto mai riconosciuto, che dopo la morte della figlia amatissima si dedica alla fotografia, scatta immagini con fanciulle adolescenti, a lei molto somiglianti, copiandone le pose e lo stile con un effetto lolita-artie del tutto ignoto al corpo morbido e tormentato di Francesca. Lei è surrealimo, performance, ricerca di un linguaggio che come scrive nel suo diario, riesca a svelare la realtà. Un’altra, quella non evidente del conflitto, del dolore, della ricerca di un’identità che, quando lei esce dal quadro, spalanca sempre un vuoto.

Il film ne ripercorre la vita attraverso le voci dei genitori, gli amici di infanzia, le amiche dell’università, il fratello Charlie. Una famiglia che custodisce con estrema attenzione la memoria della figlia - per questo forse è «obbligata» la relazione - ma Willis è molto bravo nell’ascoltare senza pregiudizi, e sa lasciare molte maglie aperte nella trama intorno alla figura di Francesca. È il modo più rispettoso e delicato di restituire un’immagine a chi non è più lì, a chi non può più raccontare di sé.

Anche Betty, la madre, è artista, lavora con le mani la ceramica, il film la incontra nella lunga preparazione di una enorme tela che sarà poi esposta a Pechino nell’ambasciata americana in occasione dei giochi olimpici. L’arte per George e Betty è la vita, su questo hanno fondato la loro relazione che va avanti da cinquantasette anni come dicono con orgoglio. Francesca scriveva nel suo diario: I miei genitori sono così così sposati non voglio essere come loro.

L’arte, e il lavoro duro, senza cedimenti dell’artista, quasi una fede. Così educano i figli, Charlie e Francesca, per loro è normale vederli creare arte. Un giorno il ragazzino grida al padre: perché non sei come gli altri? Perché non vai in ufficio? Il padre andrà a scuola a spiegare cosa fa, nell’America degli anni ’60 non basta a conquistarli, il papà di un bambino pilota di jet è molto più popolare.

Francesca esce di casa presto, ragazzina delle medie, c’erano conflitti tra i genitori e il fratello e poi chissà... Al college comincia le sue foto, ne è sempre protagonista, materia e scena col suo corpo di una sperimentazione irrequieta e insaziabile. Fusa nella natura, in stanze vuote e scassate, il corpo è sempre nudo ma non ci sono ammiccamenti. È uno spazio mentale, sensuale, è la dove l’arte nella sua storia ha preso forma.

Di lei le amiche dicono che metteva il sesso avanti a tutto - ma nel film non incontriamo nessuno dei suoi fidanzati. C’è Benjamin, complice nella sua arte, lo amava, soffriva - Sono felice quando non mi tratta come un insetto scrive.

Il corpo danza dolore, sentimento, si sporca di vernice, si nasconde nella plastica. Era determinata ricorda la sua modella romana. E molto fragile anche. Egocentrica come gli artisti. Voleva essere riconosciuta, la depressione la massacra: sento la mia vita come un caffè stantio scrive prima di volare giù, come un’eroina di Shirin Neshat dal grattacielo su New York.
Nel caledoscopio delle voci, i sensi di colpa dei genitori, il fratello, affiorano frammenti di Francesca. Lei però - e questo dice Hillis - è nelle sue fotografie, nei video, in un gesto artistico rimasto fino a oggi. Di emozionante assolutezza.

(Cristina Piccino,
il Manifesto, 31 ottobre 2010,
in occasione della presentazione di "The Woodmans" al festival di Roma).




Sono particolarmente legato al lavoro di questa artista.
Ne parlai a gennaio e ad aprile.
Perdonate l'insistenza.




venerdì 29 ottobre 2010

martedì 26 ottobre 2010

Breve doppio esercizio di docimologia

Dato questo insieme di 14 voti:

6, 6-, 6--, 6+, 6++, 6 e ½, 6/7, 7, 7-, 7--, 7+, 7++, 7e ½, 7/8

  • ordinarli in ordine crescente;
  • associare ciascuno di essi con il corrispondente numero reale (ad es. 6 e ½ è associato a 6.50).

domenica 24 ottobre 2010

Una sconfinata giovinezza


Stamani a colazione con MS, tra un caffè e una fetta di crostata ai fichi (9 e ½) abbiamo parlato di tante cose. Abbiamo spaziato dall'adolescenza (qualcuno è fuggito scalzo per qualche ora, altri per qualche giorno) agli architetti (Fontana a Treviso) fino all'Alzheimer. Nella mia lista di film da vedere avevo già segnato l'ultimo di Pupi Avati e anche MS mi ha consigliato di vederlo (ma andandoci solamente se preparati e io...). Così stasera, in un freddo e vuoto cinema di quartiere (sì e no 20 spettatori in sala), me lo sono visto. E si conclude con altra fuga, una fuga verso una sconfinata giovinezza e verso il cane Perché. Chissà se questa malattia è familiare o ereditaria.





Avec le temps,
avec le temps, va, tout s'en va,
on oublie le visage
et l'on oublie la voix,
le cœur quand ça bat plus,
c'est pas la peine d'aller chercher plus loin.
Faut laisser faire, c'est très bien.

Avec le temps,
avec le temps, va, tout s'en va.
L'autre qu'on adorait,
qu'on cherchait sous la pluie ;
l'autre qu'on devinait au détour d'un regard entre les lignes,
entres les mots et sous le fard d'un serment maquillé
qui s'en va faire sa nuit ;

avec le temps tout s'évanouit...
Avec le temps, avec le temps, va, tout s'en va.
Même les plus chouettes souvenirs,
ça t'a une de ces gueules.
A la galerie "J'farfouille" dans les rayons de la mort,
le samedi soir quand la tendresse s'en va toute seule.

Avec le temps,
avec le temps, va, tout s'en va…
L'autre à qui l'on croyait, pour un rhume, pour un rien.
L'autre à qui l'on donnait du vent et des bijoux ;
pour qui l'on eût vendu son âme pour quelques sous.
Devant quoi l'on s'traînait comme traînent les chiens.

Avec le temps, avec le temps, va,
tout s'en va…
On oublie les passions et l'on oublie les voix
qui vous disaient tout bas, les mots des pauvres gens :
"Ne rentre pas trop tard, surtout ne prends pas froid".

Avec le temps,
avec le temps, va, tout s'en va et l'on se sent blanchi
comme un cheval fourbu et l'on se sent glacé
dans un lit de hasard et l'on se sent tout seul,
peut-être, mais pénard.
Et l'on se sent floué par les années perdues.
Alors vraiment, avec le temps…
On n'aime plus

(Léo Férré, Dalida, 1971)



mercoledì 20 ottobre 2010

Scambio di SMS dopo il parrucchiere


io: Passeggiare sulla spiaggia di Viareggio un pomeriggio tiepido d'ottobre. Che meraviglia venire a farsi fare i capelli da Francesco!
fm: Bene stai bene?
io: Ottimamente.
fm: Bene allora c'è una donna di mezzo :-)
io: Sbagliato. Nessuna donna. E il ricordo di quelle passate sta sfumando. L'unica pecca dello star bene è che tendo a re-ingrassare. Ciò non toglie che io e te abbiamo ancora una cena in sospeso :-)
fm: Sì è vero
io: E poi, dopo il taglio di capelli, mi son guardato allo specchio ed ero proprio bello! Un tipo!
fm: E vai!



martedì 19 ottobre 2010

ABC => CAB (sostanzialmente anche solo C)




Una semplice regola che tutti possono seguire:

Quando la vittima non reagisce e non risponde bisogna iniziare immediatamente il massaggio cardiaco esterno, comprimendo il torace con forza e velocemente: almeno cinque centimetri di "profondità" per almeno cento volte al minuto.

sabato 16 ottobre 2010

Pompa per bicicletta




Una solitaria pompa per bicicletta occupa il polveroso pavimento dello sgabuzzino.

Da quando sono tornato ad abitare a Pisa mi hanno già rubato 3 bici, alcune belle e fiammanti, altre scassate e decrepite.

La quarta, che ho acquistato l'anno scorso per girovagare tra Torre del Lago e Forte dei Marmi, è rimasta spaiata dalla sua pompa che, ogni volta che entro nel mio sgabuzzino, mi ricorda ciò che non è.


domenica 10 ottobre 2010

Sognare



(Marco Makkox Dambrosio)


sabato 9 ottobre 2010

Questionario




















Bastien Vivès
ANIMAls n. 16, ottobre 2010

lunedì 4 ottobre 2010

Il colore della luna





Perché la luna ci appare bianca e luminosa anche se è di colore grigio scuro?
Perché il mondo non si muove quando muoviamo gli occhi?
È opinione comune che il mondo appaia come lo vediamo semplicemente perché è così.
Al contrario, la realtà che ci sta davanti è, per intero, una costruzione del nostro cervello.

Ho rubato le parole qui sopra dalla presentazione di un libro.


Matrix
What dreams may come
Inception

...


sabato 2 ottobre 2010

chiedo scusa, amore mio, avevo voglia di parlare un po' di te




Vorrei soltanto che tu fossi ancora qui
per regalarmi quei momenti di allegria
ma poi se vuoi
anche la grazia della tua malinconia
ma non siamo dentro un film
dove si piange per qualcosa che non c'è
chiedo scusa, amore mio,
avevo voglia di parlare un po' di te

La plausibile ansietà dei miei ricordi ed io
che ancora ti vorrei
l'imperdonabile idiozia del mio rimpianto e tu
che non esisti più

Un vero amore non so proprio cosa sia
se non qualcosa che in un attimo va via
ma so che noi
ci siamo perduti senza dirci come mai
quando ancora tu eri qui
ero distratto e non parlavo mai di te
non capisco cosa sia
si corre dietro solo a quello che non c'è

(G. D'Agnello, A. Lucarelli, A. Luporini)


mercoledì 29 settembre 2010

Un amore di fumetto


Questa sera, tornato a casa dal lavoro, ho trovato due riviste a fumetti nella mia buca delle lettere. Entrambe contenevano storie ottimamente disegnate (qui ai lati le immagini cliccabili con la prima e l'ultima tavola). Anche queste sono delizie per gli occhi.

La storia di Lucky Luke è scritta addirittura da Daniel Pennac.

La rivisitazione del capolavoro di Dalì è invece opera del maestro di Mirano.



domenica 26 settembre 2010

Una delizia per gli occhi

Ieri mattina la sveglia ha suonato alle 5. Presto, molto presto, perché mi aspettava una andata e ritorno per e da Treviso. Volevo rivedere il viso di mia mamma (sperando non fosse come al solito di pessimo umore). Pioveva forte ieri mattina alle 5. La voglia di rigirarsi nel letto e continuare a dormire era tanta. Poi mi sono fatto forza, ho fatto una doccia veloce e alle 5:30 ero già in viaggio. Una sosta all'area di servizio di Migliarino per riempire il serbatoio di gasolio (60 eurini), un caffè e via! Poco prima delle 8 ero al Cantagallo a Bologna per un altro caffè, una brioche e un SMS per chiedere come stava C. che la sera prima non aveva finito cena ed era piombata a dormire alle  8 e ½ di sera. Alle 10 a Treviso. Con il sole. Mamma non era di cattivo umore. Silente. Quasi sempre addormentata sulla sua carrozzella. Come ha detto anche mio zio oramai preferiamo di più di trovarla zitta e dormiente piuttosto che lamentosa, sofferente e irritata. E poi era stupenda. Si era fatta fare i capelli due gioni prima e il viso incartapecorito dall'età era liscio e calmo come quello di una bimba.

A mezzogiorno l'ho lasciata e sono andato in giro per la città. C'era il Treviso Comic Book festival (una micro-mini imitazione di una delle tante fiere del fumetto che oramai quasi ovunque spuntano in Italia). Ma la cosa spettacolare e grandiosa e stupenda era che c'erano anche molte mostre di Carnet de Voyage e, soprattutto, il raduno nazionale degli Urban Sketchers (italiani e non).

Ho visitato due mostre: la prima Carnet di Voyage nel palazzo Bomben, la seconda (Made in China di Andrea Longhi e Immagini che raccontano viaggi nello Spazio Paraggi). Una più bella dell'altra. La prima era un delirio di acquerelli e colori che uscivano da moleskine e block-notes. Avrei voluto rubare molte di quelle immagini e portarle a casa per ravvivare le pareti del mio appartamento. Bellissime. Un tripudio di colori e sogni colorati. Come la fioritura dei ciliegi in Giappone. Le altre due esposizioni erano anch'esse molto molto interessanti e ricche di disegni e immagini. Ma la cosa che mi è piaciuta ancora di più è stato vedere molti urban sketchers in giro per la città (illuminata dal sole e con i meravigliosi colori autunnali di arancioni foglie cadenti e marroni sparse al suolo) fermi in quasi ogni dove (soprattutto in Pescheria) ritrarre gli scorci della mia città. Veder nascere dal nulla, sul foglio bianco delle moleskine, degli acquerelli dei palazzi e degli alberi e dei canali di Treviso è stato emozionante.

Son tornato poi a salutare la mia mamma e a trovare una mia amica con cui ho fatto un po' di book-crossing (soprattutto Barbini), movie-crossing (soprattutto Eastwood) e music-crossing (soprattutto Gaber).

Infine ho ripreso la macchina (dove avevo scordato il telefonino che aveva intanto raccolto molti SMS e varie chiamate) e mi son rimesso in viaggio per casa.


giovedì 23 settembre 2010

Gli astrologi del nostro tempo sono gli economisti


Ieri sera ho saltato la mensile pizza dei book-corsari pisani perché il giorno prima, avendo scoperto che ci sarebbe stato Paolini a Pisa, sono riuscito a prendere un biglietto. Lo spettacolo, ancora in progress e non in forma definitiva, era ITIS Galielo.

Spettacolo alle 9, apertura cancelli alle 8 e
½, io alle 8 e ¼ ero già a far la fila per entrare. Così son riuscito ad essere in pole-position: prima fila posto centrale. E ovviamente, insieme ad altri due sventurati della prima fila, siamo stati offerti volontari da Marco per leggere alcune parti recitate della sua rappresentazione. Al primo è capitato di pronunciare Aristotile invece che Aristotele e Paolini c'è andato a nozze per tutto lo spettacolo: oltre due ore all'aperto nel freddo umido del Giardino Scotto di fine estate. Ma senza zanzare! La seconda se l'è cavata abbastanza egregiamente. Io per ultimo mi sono impappinato e leggendo uno scritto di Tolomeo ho pronunciato etiòpi invece che etìopi.

L'emozione gioca brutti scherzi, ma è abbastanza naturale: a fine spettacolo alcuni di quelli che si erano negati per salire sul palco mi hanno confessato che era un po' come con il professore a scuola e che quindi imbrogliarsi un po' durante l'interrogazione era naturale.

Alla fine lo spettacolo mi è abbastanza piaciuto. Non era ancora "pronto" e rodato come tante altre sue presentazioni ma la sufficienza piena e abbandondante ce l'aveva tutta. Le uniche cose che non ho sopportato sono state alcune sue imprecisioni matematiche, che essndo uno spettacolo in cui la protagonista principale era la matematica, sarebbe stato meglio non avere. Per esempio non ho retto quando Paolini dicendo che per 3 volte ogni 4 secoli si salta un anno bisestile (che è vero perchè non saranno bisistili il 2100, il 2200, e il 2300) ha poi anche aggiunto che noi abbiamo goduto di questa cosa nel 2000 perché in quell'anno non abbiamo avuto il 29 febbraio (e qui mi sono incazzato mentalmente con lui e la sua superficiale preparazione).

Però, a parte queste piccole cadute "matematiche", lo spettacolo è risultato piacevole e divertente e pur anche istruttivo. Ho imparato che Galileo per campare faceva oroscopi e che se l'è filata per 18 anni con una popolana di Venezia senza sposarla e facendoci tre figli. Così se il prossimo anno, quando lo spettacolo sarà più rodato, capitasse nella vostra città non lasciatevelo scappare.


lunedì 20 settembre 2010

549-8106494

Andò ad affacciarsi alla finestra, o per meglio dire all'abbaino, e lasciò errare lo sguardo su un paesaggio straordinario: in lontananza prati ammantati di neve, poi rotaie, fabbricati, travi di ferro, ammassi confusi del materiale di una grande stazione, vagoni senza locomotiva che si muovevano piano piano, locomotive senza vagoni che segnavano rabbiose il passo, fischi, grida, e sparuti alberi sfuggiti al massacro, che disegnavano mesti il nero viluppo dei rami contro un cielo diaccio.


giovedì 16 settembre 2010

Stalking



Dedicata ad una lontana amica
che domenica sera
mi ha fatto dapprima soffrire
e poi ragionare.

Tavola di Massimo Mattioli
(basta cliccarci sopra per poterla apprezzare a pieno schermo)
tratta dal nº 38 del 19 settembre 2010 de Il Giornalino.

martedì 14 settembre 2010

Bette Davis Eyes




Her hair is Harlow gold,
Her lips sweet surprise
Her hands are never cold
She's got Bette Davis eyes
She'll turn her music on
You won't have to think twice
She's pure as New York snow
She got Bette Davis eyes

And she'll tease you
She'll unease you
All the better just to please you
She's precocious
And she knows just what it
Takes to make a pro blush
She got Greta Garbo Stand off sighs,
she's got Bette Davis eyes

She'll let you take her home
It whets her appetite
She'll lay you on her throne
She got Bette Davis eyes
She'll take a tumble on you
Roll you like you were dice
Until you come out blue
She's got Bette Davis eyes

She'll expose you
When she snows you
Off your feet with the crumbs she throws you
She's ferocious
And she knows just what it
Takes to make a pro blush
All the boys Think she's a spy,
she's got Bette Davis eyes

And she'll tease you
She'll unease you
All the better just to please you
She's precocious
And she knows just what it
Takes to make a pro blush
All the boys Think she's a spy,
she's got Bette Davis eyes.


(Donna Weiss and Jackie DeShannon, 1974)
(Kim Carnes, 1981)

domenica 12 settembre 2010